Gli strani casi del Dr. Futuravet: reni da salvare
Oggi vi raccontiamo la storia di Leo, un simpaticissimo cane meticcio di 5 anni dal mantello color nocciola, affetto da una grave forma di sofferenza renale.
Il quadro clinico: idronefrosi
Leo aveva bisogno di essere sottoposto ad una TC (Tomografia Computerizzata) per determinare lo stadio della patologia renale che lo affliggeva ormai da tempo. All’esame ecografico, i colleghi referenti avevano riscontrato un’idronefrosi bilaterale.
“L’idronefrosi è un’affezione cronica del rene caratterizzata dalla dilatazione del bacinetto. Quest’alterazione è causata da un impedimento anatomico od ostruttivo che ostacola il deflusso dell’urina, ovvero il suo passaggio attraverso l’uretere. Se non trattata, la patologia può causare una progressiva atrofia dell’organo”.
L’esame ematobiochimico, grazie al quale è stato possibile rilevare l’innalzamento dei parametri renali di riferimento (urea e creatinina), confermava lo stato di sofferenza di questi organi. Leo non era più il cane vivace e dal carattere forte che era sempre stato e la patologia in atto stava gradualmente aggravando la sua condizione clinica.
I risultati dell’esame diagnostico con Tomografia Computerizzata
La Tomografia Computerizzata, eseguita dal team di diagnostica per immagini di Futuravet, ha permesso di confermare la presenza di una idronefrosi bilaterale e ha fornito importanti informazioni riguardanti la condizione dei reni. Il bacinetto renale destro era quello in stadio di progressione più avanzato, risultando dilatato di 4,5 cm, mentre quello di sinistra, decisamente meno grave ma comunque critico, era dilatato di 2,5 cm. Non veniva evidenziato lo sfiancamento degli ureteri, che apparivano normoconformati per tutta la loro lunghezza, ad eccezione della giunzione pielouretrale in entambi i reni.
“La giunzione pielouretrale è il punto in cui l’uretere si innesta nel bacinetto, ove ha quindi origine il deflusso dell’urina”.
Grazie alla diagnostica per immagini avanzata è stato possibile risalire all’origine del problema: l’idronefrosi, ovvero la patologia che affliggeva Leo, è stata causata dall’ostruzione della giunzione pielouretrale che, probabilmente su base congenita, ha impedito il corretto deflusso dell’urina e ha portato gradualmente alla modificazione anatomica di entrambi i reni. La dilatazione del bacinetto, causata dalla pressione esercitata dall’urina, ha determinato un assottigliamento della componente parietale. La fase contrastrografica, ovvero lo studio mediante TC post somministrazione del mezzo di contrasto, ha permesso di evidenziare l’impossibilità del rene destro di produrre l’urina, confermando il sospetto di insufficiente capacità di filtraggio a carico di uno dei due organi. Al contrario, pur essendo danneggiato anche il rene sinistro, la sua funzionalità era comunque conservata nonostante il deflusso dell’urina fosse sensibilmente rallentato.
È fondamentale poter disporre, all’interno della stessa struttura, sia di strumenti di diagnostica avanzata che di personale in grado di eseguire una lettura ed una diagnosi immediata. Questo è ancor più importante nel caso di un paziente critico che necessita di risposte rapide e della possibilità di eseguire altri accertamenti senza dover essere sottoposto ad ulteriori sedazioni.
La soluzione: l’asportazione del rene
Le condizioni del rene destro non lasciavano alcuno spazio di manovra, pertanto è stato deciso di procedere alla nefrectomia (asportazione del rene). Sul rene sinistro è stata invece studiata la possibilità di intervenire applicando un SUB (Subcutaneous Uretheral Bypass), ovvero una protesi urinaria in grado di deviare il flusso di urina dal rene sinistro alla vescica attraverso un percorso esterno.
L’intervento è stato concordato con i proprietari di Leo e pianificato con il team di chirurgia, quello di anestesia e terapia del dolore nonchè il reparto di terapia intensiva della Clinica Veterinaria Futuravet.
L’applicazione del catetere renale ha richiesto un intervento ecoguidato, reso possibile grazie alla presenza in sala operatoria di personale specializzato e di un ecografo estremamente preciso. Nonostante la complessità di questo tipo di chirurgia, l’operazione è stata condotta con successo, si è svolta senza imprevisti ed in tempi relativamente brevi (circa due ore). Leo è rimasto ricoverato nella degenza della Clinica Futuravet e monitorato H24 per i tre giorni successivi.
Durante il ricovero si è deciso di mantenere in situ il catetere urinario al fine di quantificare la produzione di urina, in modo da avere la certezza che il rene rimasto fosse in grado di filtrare e concentrare adeguatamente.
A distanza di un solo giorno dall’intervento è stato così possibile rimuovere il catetere con tranquillità. Il paziente è stato dimesso, con grande gioia sua, dei proprietari e di tutto lo staff della Clinica Veterinaria Futuravet.
La ripresa post-operatoria
Il nostro amico è tornato per il controllo previsto dopo due settimane: Leo ha dato ottimi segni di ripresa. Per verificare il corretto funzionamento dell’impianto è stata prelevata una piccola quantità di urina, sulla quale è stata eseguita una valutazione del sedimento ed un esame batteriologico che ha dato esito negativo.
“Una delle complicanze possibili, conseguenti a questo tipo di intervento, è l’insorgenza di infezioni batteriche ricorrenti”.
Gli esami di laboratorio hanno dimostrato l’ottimo stato sia della funzionalità renale che della condizione microbiologica delle urine. Leo è stato sottoposto ad altri screening (emogas, elettroliti e parametri renali), tutti risultati perfettamente nella norma. Anche l’esame radiografico, eseguito per verificare il corretto posizionamento della protesi urinaria, ha dato esito molto soddisfacente. L’ecografia di controllo ha mostrato un netto miglioramento delle condizioni del bacinetto, la cui dimensione si è ridotta notevolmente passando da 2,5 cm prima dell’intervento a 0,9 cm. Per concludere è stato eseguito anche il lavaggio del port, un’operazione di routine necessaria per evitare l’ostruzione dei tubicini e ridurre l’eventuale carica batterica o fungina.
Conclusioni
Per poter garantire un futuro a questo paziente è stato infatti necessario l’intervento coordinato di molti dei nostri specialisti, in particolare il Dr. Daniele Spaziante, che ha eseguito la TC diagnostica ed il supporto ecoguidato intraoperatorio, il Dr. Francesco Collivignarelli, il chirurgo che ha eseguito l’intervento, lo staff del reparto di anestesia e terapia del dolore e del team di terapia intensiva guidati rispettivamente dal Dr. Michele Benelli e dal Dr. Giovanni Pavone, insieme al team della Clinica Veterinaria “Saline” di Pescara, soprattutto il Dr. Giuseppe Michienzi e il Dr. Pierluigi Guardiani: un grande esempio di collaborazione tra medici e strutture diverse, perché la gestione di un paziente chirurgico non termina in sala operatoria.
Il caso di Leo è emblematico di quanto sia importante il lavoro di squadra.