L’osteoartrite nel cane e nel gatto: sintomi, diagnosi e terapia
L’osteoartrite è un lento processo degenerativo delle articolazioni caratterizzato da un deterioramento della cartilagine articolare e dalla produzione di osso neoformato a livello della superficie articolare e dei suoi margini.
I meccanismi che portano all’iniziare di questo processo sono ancora poco chiari ma le teorie più accreditate indicano come fattori scatenanti: carichi anomali che agiscono su una cartilagine normale (OA secondaria, per esempio a instabilità articolare, lussazioni etc) o forze di carico normali che agiscono su cartilagini anormali (OA primaria, ad esempio in cani con OCD, displasia d’anca etc).
Studi epidemiologici riportano un’incidenza dell’OA nei cani che varia tra l’8% ed il 20%. Nel gatto il problema viene segnalato poco, ma il recente aumento d’interesse per questa specie evidenzia come il problema sia stato finora sottostimato.
I segni clinici di questa patologia sono abbastanza tipici e comprendono: zoppia, rigidità a freddo, riduzione del livello di attività, a volte cambiamenti comportamentali. Alla visita clinica si rilevano dolore, riduzione delle masse muscolari a livello dell’arto interessato, “gonfiore” articolare, riduzione del range di movimento (ROM) dell’articolazione colpita.
Il grado di dolore è soggettivo e può variare nel tempo, alternando periodi di zoppia evidente a periodi in cui il proprietario riporta un uso dell’arto apparentemente normale.
La diagnosi viene emessa sulla base dei rilievi della visita clinica, delle radiografie e, a volte, dei risultati dell’analisi del liquido sinoviale. In alcuni casi, per avere un quadro preciso della situazione articolare, si deve ricorrere a diagnostiche avanzate come TC o RM e all’artroscopia.
Essendo l’OA una condizione irreversibile la corretta diagnosi è indispensabile per instaurare un piano di gestione a lungo termine del soggetto affetto da questa patologia.
Le opzioni terapeutiche comprendono:
- Riduzione del peso corporeo. Numerosi studi evidenziano come un regime alimentare corretto possa essere di beneficio in pazienti affetti da OA, la riduzione del peso apporta benefici maggiori anche rispetto all’uso di farmaci antinfiammatori e risulta in molti casi essere l’unica misura necessaria per dare sollievo al paziente.
- Mantenere un livello di attività tale da avere un buon tono muscolare; come regola generale si dovrebbe fare poco esercizio ma spesso. Molti pazienti possono beneficiare di programmi di fisioterapia e idroterapia. In casi selezionati può essere di aiuto l’utilizzo di tutori durante l’esercizio fisico.
- Utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei
- Alcuni animali possono trarre beneficio dall’uso di integratori alimentari a base di omega-3, glucosamina, condroitin solfato, anche se al momento ci sono pochi studi che ne provino la reale efficacia.
- Impacchi caldi o freddi possono essere utili come “riscaldamento” di un’articolazione prima dell’esercizio o per ridurre l’infiammazione dopo l’esercizio.
- Trattamento chirurgico : in casi in cui il dolore persiste nonostante siano state provate tutte le altre opzioni si può ricorrere alla sostituzione dell’articolazione, come nel caso della protesi d’anca, o al blocco dell’articolazione tramite artrodesi.
Una volta stabilito il piano terapeutico sarà utile programmare dei controlli regolari per monitorare la progressione della patologia ed aggiustare la terapia se necessario. Studi recenti dimostrano come, con una corretta gestione, i cani e gatti affetti da questa patologia possano avere una qualità di vita da buona a eccellente.