Parto cesare del cane: quando praticarlo, come si svolge
Il parto rappresenta uno dei momenti più stressanti per la futura mamma e soprattutto per il proprietario che, se poco istruito, potrebbe trascurare importanti segnali di difficoltà manifestati durante questa fase dal proprio cane.
Il consulto con un medico veterinario esperto in questo campo può ridurre di molto l’incidenza di problematiche legate a quest’ evento.
Spesso, infatti, per cause legate alla taglia, alla razza o per particolari situazioni legate alla madre o allo sviluppo anomalo dei feti, la fase conclusiva della gravidanza rischia di trasformarsi, se mal gestita, in un evento particolarmente pericoloso per la cagna e per i suoi cuccioli.
La prima causa di morte fetale, infatti, è rappresenta dal travaglio particolarmente lungo e difficoltoso.
La distocia, ossia la difficoltà della madre ad espellere i feti e la risultante ipossia fetale che ne deriva rappresentano uno dei problemi maggiori durante il travaglio.
Prima di trattare quali possono essere le cause di distocia, è necessario fare chiarezza su quello che succede quando una cagna si prepara al parto: nella giornata che precede quest’evento, generalmente la cagna manifesta irrequietezza e tende a rifiutare il pasto. L’attività principale è scavare in un luogo tranquillo, scelto per partorire, nell’intento di ricavarsi una cuccia.
Cosa succede a carico dei feti nelle ultime ore che precedono l’evento espulsivo?
L’ossigenazione dei feti è garantita da due fattori: uno dipendente dalla frequenza cardiaca dei cuccioli e l’altro, di pertinenza materna, rappresentato dalla pressione ematica.
Questo è il motivo per cui qualsiasi farmaco, anestetico o cambiamento fisiologico che può incidere su questi due parametri è assolutamente da scongiurare.
Viene da sé che il parametro per eccellenza, che ci descrive in maniera inequivocabile la condizione dei feti, è la frequenza cardiaca. Quest’ultima, in condizioni di normalità si aggira intorno a > 200 bpm (battiti per minuto).
Frequenze cardiache al di sotto dei 200 bpm vanno interpretate con consapevolezza: 200 bpm indicano già una situazione stress fetale, al di sotto dei 160 bpm si deve optare per il cesareo d’urgenza. Condizioni che si aggirano intorno ai 170 bpm indicano o un parto imminente (non oltre le 12 ore) oppure possono essere importanti segnali di iniziale stress fetale.
Mentre la frequenza cardiaca necessita per la sua valutazione di strumentazione appropriata e competenza medica specifica, un altro parametro importante che il proprietario in condizione di assoluta tranquillità può rilevare da solo è la temperatura corporea. È infatti descritto un abbassamento fisiologico della temperatura corporea al di sotto dei 37,5 gradi circa 6-18 ore prima del parto. Questo abbassamento della temperatura corporea è legato alla caduta del tasso di Progesterone ematico, condizione essenziale perché s’inneschi il parto. Il tasso ematico di quest’ormone in corrispondenza del parto deve essere inferiore ai 2 ng/ml, dalle 16 alle 24 ore prima del parto fino ad arrivare a circa 0,55 ng/ml 12-8 ore prima dell’espulsione dei feti. Questa correlazione tra l’abbassamento del tasso di Progesterone ematico e l’abbassamento della temperatura corporea è dovuto all’azione termoregolatrice di questa molecola.
Per quanto riguarda il CESAREO PROGRAMMATO, di estrema importanza è l’anamnesi riproduttiva:
• precedenti distocie;
• stenosi o malformazioni/neoformazioni vaginali;
• prima gravidanza in età avanzata (oltre i 6 anni);
• appartenenza ad una razza brachicefala o a razze nane o toy;
• numero elevato di feti o numero esiguo.
• problemi di natura infettiva (Herpes virus canino).
La condizione migliore nella gestione del cesareo programmato si verifica quando si conosce la data di ovulazione visto che la durata della gravidanza dal giorno dell’ovulazione è di 63 +/-1 giorno.
La valutazione della progesteronemia, se affidata a laboratori che si avvalgono di metodiche validate definisce in maniera certa il giorno dell’ovulazione (Progesterone da 4 a 10 ng/ml).
Quando non conosciamo la data dell’accoppiamento o il dato ovulatorio possiamo avvalerci della determinazione dell’età gestazionale mediante alcune precise misurazioni effettuate mediante ecografia. È possibile, infatti, attraverso la misurazione di strutture extra-fetali in un primo momento (misurazione della camera gestazionale) e di strutture fetali in gravidanza avanzata(CRL,BPD), determinare con un margine di errore di +/- 24 ore l’età dei feti.
CESAREO D’URGENZA
Differente è invece la gestione del parto quando si deve optare per il cesareo d’urgenza.
Le ragioni che ci devono spingere ad effettuare in URGENZA un taglio cesareo sono diverse, ma soprattutto sono suddivisibili in due categorie: cause materne o cause fetali.
Tra le cause materne si annoverano:
• nuovamente i problemi pelvici: anomalie scheletriche del bacino o problemi legati al canale del parto: ristringimenti o neoformazioni, prolasso vaginale
• problemi metabolici: carenza di calcio (soprattutto nelle piccole taglie), ipoglicemia indotta o no da un travaglio troppo lungo,
• inerzia uterina, cioè la completa assenza delle contrazioni uterine,
• torsione uterina
• rottura dell’utero.
Tra le cause di pertinenza fetale ricordiamo:
• la sindrome del feto unico. Questa situazione si verifica quando l’utero ha accolto lo sviluppo di un solo feto che può raggiungere dimensioni notevoli inducendo ovviamente difficolta per la madre nella fase espulsiva del parto oppure può prolungare la gestazione oltre il termine fisiologico;
• Il mal posizionamento fetale ;
• la morte fetale;
• le malformazioni fetali, (anasarca, idrocefalo, mancata unione della linea alba, malformazioni agli arti);
• le mostruosità fetali.
Tutte quelle elencate sono situazioni in cui gli sforzi espulsivi della madre possono portare a rottura dell’utero e conseguente morte per emorragia.
A questa difficoltà di espulsione della madre fà seguito la sofferenza dei feti, manifestata da un abbassamento della frequenza cardiaca e quindi da grave stress ipossico.
Occorre considerare un altro aspetto fondamentale: i liquidi fetali sono sterili fino a che non si verifica l’apertura della cervice, via d’uscita fisiologica dei nuovi nati ma anche porta d’ingresso dei batteri. Questo è il motivo per cui la durata delle fase espulsiva rappresenta il momento più importante per quanto riguarda le infezioni per la madre e per i feti. In medicina umana, infatti, tutti i nati da parto difficile sono sottoposti a terapia antibiotica ad ampio spettro proprio al fine di controllare le infezioni batteriche che si possono instaurare per via ascendente.
Tra le cause iatrogene, cioè causate dal nostro intervento, ricordiamo l’importanza nell’utilizzo dell’ossitocina. Questa molecola è un farmaco utilizzato nella clinica ostetrica per le sue proprietà ecboliche. Si tratta di un ormone che esplica la sua azione aumentando le contrazioni della muscolatura liscia uterina favorendo così l’espulsione dei feti. L’utilizzo di questa sostanza però subisce spesso un abuso da parte di alcuni medici veterinari o allevatori, a tal punto da diventare essa stessa causa di morte fetale. Spesso, infatti, l’ossitocina viene somministrata senza accertarsi del corretto posizionamento fetale o comunque senza aver escluso eventuali distocie in corso provocando così la rottura dell’utero. Inoltre l’ossitocina può indurre contrazioni spastiche della muscolatura uterina con conseguente stiramento dei vasi ombelicali e diminuzione dell’apporto di ossigeno che induce nel feto, ancora situato in utero o nel canale del parto, il primo atto respiratorio con morte per asfissia e ingestione di liquidi.
L’utilizzo, invece, a fine parto depone a favore dell’espulsione delle placente e della montata lattea, visto che anche la muscolatura liscia della mammella rappresenta un target dell’ossitocina.
Il taglio cesareo (dal verbo latino “tagliare”: caedo, -ere) trova la sua buona riuscita in un complesso di elementi determinanti.
Estremamente importante è la scelta del momento ottimale in cui effettuare l’intervento chirurgico. La conoscenza del giorno dell’ovulazione o se questo non è possibile un corretto monitoraggio della frequenza cardiaca fetale ( al di sotto dei 160 bpm, cesareo d’urgenza) e del tasso di Progesterone ematico diventano discriminanti in questo momento.
La velocità nell’estrazione dei feti, non oltre i 20 minuti dall’induzione dell’anestesia, la loro rianimazione e la rapidità nel portare a termine l’intervento chirurgico richiedono un’equipe ben istruita e numerosa.
Altro aspetto fondamentale è la scelta del protocollo anestesiologico. Vista la compressione esercitata dall’utero gravido sul diaframma, risulta essenziale la pre-ossigenazione del paziente per almeno 10 minuti prima della fase che precede qualsiasi manualità per la preparazione alla chirurgia. In merito alla scelta delle molecole utilizzabili in anestesia ricordiamo sempre l’estrema permeabilità della placenta a tutti i farmaci anestetici, tranne che ai bloccanti neuromuscolari. Da qui si evince quanto sia difficile per l’anestesista la scelta del giusto protocollo da utilizzare. Anche in questo momento le esigenze da soddisfare sono: analgesia e stabilità emodinamica per la madre, ottima perfusione uterina e minima azione depressiva per i feti. Il gold standard, come d’altronde avviene in medicina umana, sarebbe l’anestesia locoregionale centrale (anestesia epidurale) in quanto garantisce la miglior vitalità neonatale e la minor mortalità materna e neonatale rispetto all’anestesia generale. Purtroppo in medicina veterinaria tutto ciò non è possibile vista la scarsa collaborazione del paziente. Per questo motivo comunque l’anestesia epidurale andrebbe sempre associata all’anestesia generale visto che ci offre la possibilità di diminuire molto la percentuale di alogenati somministrati durante l’intervento chirurgico e i loro effetti depressivi sulla madre. Molto utile nel diminuire la dose di Propofol per l’induzione del piano anestetico è l’utilizzo del Fentanyl.
L’ultimo tassello essenziale quando parliamo di parto cesareo è la rianimazione neonatale. Di estrema importanza è l’utilizzo di un’ incubatrice in grado di assicurare ai nuovi nati per tutto il periodo che passerà dalla nascita al ricongiungimento con la neo mamma le giuste condizioni di temperatura e umidità. Il ricongiungimento non dovrebbe avvenire finchè la cagna non abbia completamente smaltito gli anestetici somministrategli per il parto e sempre sotto stretta sorveglianza per le prime 24h. La preparazione del personale medico ed infermieristico è essenziale per assicurarsi che non vengano sottovalutate condizioni stressanti o incompatibili con la vita dei cuccioli.